Formazione e realtà virtuale

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Da alcuni mesi, Esem-Cpt di Milano, Lodi e Monza Brianza ha avviato la sperimentazione della virtual reality che prevede l’uso delle nuove tecnologie. Un lavoro che sta dando ora i primi risultati, utili a preparare i giovani operai e ad aggiornare le maestranze esperte.

Esem-Cpt
(foto di Esem-Cpt )

Il settore delle costruzioni è sempre più spesso attraversato dall’innovazione tecnologica e digitale in particolare. Ad essere coinvolte sono tutte le fasi del processo produttivo edilizio: progettazione, costruzione, manutenzione, demolizione.
Di fronte a tali trasformazioni, la formazione non può rimanere indifferente, ma al contrario dovrà ancor più impegnarsi a favore dell’impiego delle tecnologie digitali per migliorare l’apprendimento.
Di realtà virtuale e delle sue differenti declinazioni se ne parla di frequente nei luoghi deputati a formare i giovani tecnici e ad aggiornare le maestranze esperte che operano nelle costruzioni. Non tanto per una rincorsa al nuovo, ma per una serie di vantaggi: grazie alla virtual reality è possibile ridurre i rischi di infortunio, aumentare la produttività, facilitare l’apprendimento sull’uso delle nuove tecniche.

L’esperienza di Esem-Cpt

L’esperienza in questo campo di Esem-Cpt, l’ente bilaterale dell’edilizia che a Milano, Lodi, Monza e Brianza si occupa di formazione e sicurezza, è interessante e merita di essere raccontata.

Nella sede di via Newton a Milano, i progettisti e i formatori dell’ente hanno individuato due filoni di attività: il primo riguardante la formazione teorica, all’interno della quale la realtà virtuale può offrire un utile contributo; il secondo invece di applicazione nel training operativo, grazie al quale si superano i limiti dell’attività svolta in laboratorio che, come tale, ha vincoli fisici in termini di attrezzature e di simulazione delle condizioni di lavoro. La scelta dell’ente milanese è consistita nel formare nuovi e vecchi allievi su entrambi i fronti: fisico e virtuale.

Il team dell’area formazione di Esem-Cpt ha puntato sull’autoproduzione di un prodotto ottenuto grazie alla collaborazione con una società di ingegneria.

L’altra scelta ha riguardato le condizioni operative più impegnative, vale a dire gli ambienti confinati, luoghi di lavoro non esattamente riproducibili in laboratorio, che invece si prestano all’integrazione dei due momenti formativi.

Da alcuni mesi, Esem-Cpt di Milano, Lodi e Monza Brianza ha avviato la sperimentazione della virtual reality che prevede l’uso delle nuove tecnologie.
(foto di Esem-Cpt)

Formatori esperti e ingegneria informatica

Per arrivare a definire un buon prodotto è necessario disporre di formatori molto esperti, profondi conoscitori delle fasi che compongono le numerose lavorazioni dell’edilizia.

Il team creato alla scuola di formazione ha visto lavorare assieme alcuni ingegneri informatici, privi di conoscenze in materia edilizia, e formatori competenti, senza particolari conoscenze informatiche sul tema della realtà virtuale.

Gli esperti hanno lavorato sulla base di una sceneggiatura, in cui tutte le fasi operative sono state tematizzate, caricate su un supporto informatico su cui sono stati definiti gli oggetti da modellare e integrate le varie fasi nella proposta formativa.

Nel luglio scorso, dopo mesi di lavoro, ingegneri e formatori hanno testato il primo livello formativo e verificato che il trasferimento fosse avvenuto in modo corretto.

I primi esiti della collaborazione

Dall’esito della verifica del progetto iniziato alla fine del 2024, sono scaturite alcune considerazioni utili.

La prima riguarda la formazione virtuale, che offre buoni risultati quando si è alle prese con lavorazioni in cui le procedure rivestono un peso significativo; in questo caso, la tecnologia è idonea a simulare le varie fasi che compongono una lavorazione.

Il vantaggio concreto dell’operare nell’ambiente virtuale sta anche nella possibilità di utilizzare un gran numero di attrezzature, superando i limiti dell’apprendimento in un luogo chiuso, di sperimentare una ampia gamma di soluzioni e di operare le scelte più opportune per quella specifica lavorazione.

Il limite invece consiste nel fatto che nella realtà virtuale l’operatore non possiede il senso del tatto, l’entità del peso, degli ingombri e della forza necessaria, ad esempio, per stringere un bullone. Prestazioni queste che possono essere però sperimentate in laboratorio, dove gli aspetti fisici sono misurabili e adattabili.

(foto di Esem-Cpt)

La formazione permanente

In Esem-Cpt non si fa formazione solo ai giovani lavoratori, ma anche ai lavoratori esperti.  È proprio da questa eterogeneità di soggetti da formare che è emersa tra i due team la necessità di operare nell’ambiente virtuale non attraverso l’utilizzo dei tradizionali joystick, che possono creare delle barriere circa l’uso e di conseguenza l’apprendimento, ma l’azione dell’operatore è garantita dallo stesso movimento delle mani, attraverso le quali l’oggetto virtuale può essere gestito a piacimento.

Una considerazione interessante riguarda la possibilità di segnalare immediatamente che si sta compiendo un’operazione sbagliata, gravida di conseguenze negative e generatrice di situazioni di emergenza. Si tratta di una funzione utile, che tradotta significa: imparare attraverso i propri errori.

Altro elemento positivo riguarda le condizioni di lavoro: nel virtuale è possibile riscostruire le reali condizioni lavorative, ad esempio di un ambiente confinato, fatto di spazi stretti, poco illuminati e con equipaggiamenti ingombranti. Condizioni difficili da realizzare in laboratorio.

Il futuro

Oggi la possibilità di formarsi attraverso la realtà virtuale può avvenire nei luoghi deputati alla formazione, ma un domani, con l’evoluzione tecnologica, nulla vieta che vi possa essere una formazione individuale attraverso l’uso del visore e di un buon collegamento alla rete web. È possibile insomma riproporre il modello tradizionale di apprendimento: formazione in aula, compiti a casa.

Il futuro è anche poter disporre di un sistema di realtà virtuale multiplayer, con più giocatori: in questo caso cresce la complessità e aumentano i costi. Cambierebbe anche il numero del personale da formare: non più corsi con venti allievi, ma solo quattro-sei persone immerse nella realtà virtuale, con altri corsisti ad assistere all’esterno attraverso la riproposizione su uno schermo delle operazioni svolte dal corsista nell’ambiente virtuale commentate con il docente.

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