Si chiama Space in a bit. È una piattaforma web che trasforma la realtà di cantiere in una rappresentazione virtuale e consente di visualizzare e condividere i rilievi 3D, attraverso catture con scanner Slam, laser o droni in modo semplice, rapido e interattivo.
È il cosiddetto gemello digitale, che applicato alle costruzioni consente il collegamento diretto di una qualsivoglia attività progettuale o lavorativa edilizia con le attività informatiche e digitali collocate al di fuori del cantiere.
Space in a bit non si occupa solo di trasmettere numeri e dati, ma ciò che la distingue è la trasmissione di immagini catturate direttamente sul luogo di produzione.
Creata nel 2025, la società In a bit è operativa dall’inizio di quest’anno. Quattro i soci, provenienti parte dal mondo digital e parte dal marketing. In particolare, la soluzione nasce dall’incontro tra le competenze nei campi del computer generated imagery (effetti e immagini creati con un software per pc), dello sviluppo di software e della conoscenza dei processi Aec (Architecture engineering construction).

Rendere visibile l’invisibile
Chi lavora nella progettazione architettonica, nella direzione lavori o nel project management in ambito edilizio sa quanto sia difficile mantenere il filo diretto tra ciò che accade sul campo, in cantiere, e ciò che si pianifica in ufficio. I software Bim forniscono strumenti potenti di modellazione e documentazione, ma quando si tratta di osservare, comprendere e discutere lo “stato di fatto”, le immagini e i report spesso non bastano.

In un settore caratterizzato dalla frammentazione delle informazioni e dalla scarsa comunicazione tra i vari attori impegnati nella realizzazione dell’opera, inevitabilmente si generano inefficienze, perdite di tempo e quindi di valore.
La piattaforma web è invece un passo in direzione di maggior trasparenza e controllo dei processi. Non si tratta solo di visualizzare dati 3D, ma di creare un linguaggio comune tra chi progetta, costruisce e verifica.
Detto in altri termini, la piattaforma punta a colmare il divario esistente tra la realtà di cantiere e il mondo della progettazione e della costruzione.
Le applicazioni nei settori dell’architettura e dell’ingegneria
Nella progettazione architettonica e ingegneristica, Space in a bit può essere impiegato nella progettazione esecutiva basata sul rilievo (i progettisti possono accedere direttamente al modello 3D del sito per prendere misure, individuare vincoli e condividere decisioni), nel controllo delle attività di cantiere e di avanzamento dei lavori (confrontando scansioni periodiche è possibile validare lo stato di avanzamento rispetto al cronoprogramma), nella gestione delle difformità (si tratta di annotazioni geo localizzate sulle nuvole di punti che permettono di comunicare rapidamente errori o difetti, anche con squadre in remoto) e, infine, nella documentazione as-built (conclusa la progettazione, il rilievo finale può essere archiviato e consultato come documentazione digitale fedele allo stato reale dell’opera).
Il sistema è stato progettato per essere utilizzato anche da chi non ha familiarità con software 3D professionali, facilitando la comunicazione tra tutti gli attori coinvolti, dal tecnico al committente.

Il modello di business
Space in a bit è offerta come servizio SaaS (Software as a service, un modello di servizio del software applicativo realizzato da un produttore che mette a disposizione un programma, direttamente o tramite terze parti, con modalità telematiche come ad esempio un’applicazione web; nda), con un modello di abbonamento che si adatta alla scala e alle necessità dei vari clienti. Il costo per cliente è modulato in base all’uso effettivo e alla durata dei progetti, rendendo l’investimento scalabile.
Il ritorno per gli utenti è misurabile in termini di riduzione di errori, minori costi di comunicazione, miglior tracciabilità delle decisioni e risparmio di tempo per i sopralluoghi.

La società prevede di sviluppare nuove funzioni, quali l’allineamento di rilievi successivi, l’integrazione con modelli Ifc (Industry Foundation Classes; si tratta di file standard che contengono dati strutturali e informativi di un edificio, utilizzati per lo scambio di informazioni tra diverse applicazioni software nel settore delle costruzioni e dell’architettura; nda) e di visualizzazione combinata, di reportistica automatica, di realtà aumentata per raffrontare il progetto con quanto realizzato, strumenti di intelligenza artificiale in aiuto al progettista o al cliente per suggerimenti su soluzioni tecniche e anche di arredo. Infine, è in fase di sviluppo un’applicazione che permetterà la scansione ancora più rapida e diretta attraverso l’uso di un semplice smartphone.

Come idea, In a bit nasce nel 2024, mentre la fase operativa vera e propria è di quest’anno. Quattro sono i soci, provenienti dal mondo digital, dal marketing e dal manufacturing. All’amministratore delegato di In a bit, Massimo Forestello, per diversi anni a capo di un’agenzia di comunicazione, abbiamo rivolto alcune domande.
Com’è nata l’idea alla base di tutto?
«Il progetto, per una serie di coincidenze fortunate, tra cui la diretta conoscenza di Gilberto Laurenti, imprenditore nel settore dell’automazione meccanica, nasce dall’osservazione dei lavori di realizzazione di un edificio residenziale privato a Collegno in provincia di Torino, caratterizzato da diverse soluzioni tecniche di tipo personalizzato, e dall’esigenza della proprietà di seguire l’avanzamento dei lavori di cantiere. Da questa prima richiesta è nata l’idea di realizzare una piattaforma collaborativa, mettendo in campo le competenze dei vari soci. Per arrivare al risultato abbiamo ragionato dalla parte del cliente e abbiamo colto i problemi che caratterizzano il processo edilizio: difficoltà di comunicazione, approssimazione delle informazioni, lentezza nelle decisioni, varianti in corso d’opera, ritardi dei lavori e, di conseguenza, aumento dei costi».
L’edificio di Collegno come banco di sperimentazione e applicazione in cantiere delle nuove tecnologie digitali, quindi…
Proprio così. Un caso, un modello, che riassume tutte le necessità dell’edilizia italiana.
Concretamente, come si svolgono le attività?
Si va in cantiere con uno scanner Slam o un drone, che consente una scansione veloce. In cinque-sei minuti riusciamo a scansionare circa cento metri quadrati di superficie. Ma non solo, le scansioni possono essere eseguite da service dedicati, o in futuro anche dalla stessa committenza o dalla stessa impresa. I video vengono caricati sulla piattaforma, processati e messi a disposizione dell’utente, che lo può condividere con altri soggetti coinvolti nel processo di progettazione o di costruzione. Noi operiamo attraverso la formula dell’abbonamento, in questo modo il costo al cliente è contenuto e senza vincoli.
Chi sono i vostri clienti potenziali?
Ci rivolgiamo alle imprese di medie dimensioni, con proposte differenziate, secondo i casi e in base alle loro specifiche esigenze. Siamo anche in grado di fornire soluzioni su misura. Attualmente operiamo nel Nord Italia, ma contiamo di arrivare presto anche al resto del mercato italiano grazie a partner con cui lavoriamo.