Rivoluzione AI negli acquisti: più efficienza e più margini per le Pmi

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Paolo Borghetti (foto Future Age)

L’Intelligenza Artificiale sta trasformando il procurement nelle Pmi italiane. Dall’analisi predittiva alla gestione fornitori, passando per negoziazioni assistite e automazione, ecco come i dati diventano il nuovo “fiuto” dei buyer. Settori, strumenti e impatto sulle persone: un’analisi con Paolo Borghetti, Ceo di Future Age.

Perché partire dagli acquisti?

Perché il processo acquisti delle Pmi sembra ancora affidato al “fiuto”?

Nelle Pmi italiane il processo di acquisto è spesso un mix tra la competenza del buyer, le relazioni storiche con i fornitori e… tanto “fiuto”. Un approccio che funziona quando i volumi sono contenuti, ma che diventa un freno competitivo appena l’azienda cresce o si trova sotto pressione sui margini.

E perché oggi gli acquisti vanno oltre il prezzo?

Oggi gli acquisti non significano più solo “comprare al miglior prezzo”: vogliono dire ottimizzare i flussi di approvvigionamento, garantire continuità di fornitura, ridurre i rischi e migliorare la marginalità. È qui che l’Intelligenza Artificiale può fare la differenza.

Cosa può fare l’IA nel processo acquisti

Come può l’AI supportare la pianificazione degli acquisti e in che modo  migliora la scelta dei fornitori? È possibile negoziare meglio grazie all’AI e come può liberare tempo ai buyer? Ecco cosa dice Borghetti.

1. Analisi predittiva dei fabbisogni
Attraverso algoritmi di machine learning, l’IA è in grado di analizzare lo storico degli ordini, l’andamento delle vendite e i picchi stagionali per prevedere in modo accurato le quantità future da acquistare.
Risultato: meno scorte ferme in magazzino e meno “urgenze” da gestire in emergenza.

2. Valutazione e selezione fornitori
L’IA può incrociare dati su puntualità, qualità, condizioni economiche e perfino affidabilità finanziaria dei fornitori.
Risultato: meno rischi di blocchi produttivi e maggiore trasparenza nelle scelte.

3. Negoziazioni assistite da algoritmi
Alcune piattaforme di procurement AI sono già in grado di suggerire benchmark di prezzo in tempo reale o proporre scenari di negoziazione.
Risultato: il buyer ha più leve e dati oggettivi per trattare.

4. Automazione delle attività ripetitive
Generazione automatica di richieste d’offerta, controllo delle fatture rispetto agli ordini, verifica del rispetto delle condizioni contrattuali.
Risultato: meno tempo sprecato in “carta e burocrazia”.

Dove può essere implementata concretamente l’IA

In quali strumenti aziendali l’IA diventa utile?

  • Erp aziendale: moduli di AI integrati che suggeriscono ordini ottimali e riordini automatici.
  • Portali fornitori: dashboard che monitorano performance e rischi in tempo reale.
  • Business Intelligence: reportistica evoluta che trasforma dati grezzi in decisioni rapide.
  • Chatbot interni: assistenti virtuali che rispondono a domande operative e riducono i tempi morti.

Le conseguenze sui processi

Cosa cambia quando l’IA entra negli acquisti?
Portare l’IA negli acquisti significa ridurre l’improvvisazione e aumentare la standardizzazione. I processi diventano più rapidi, misurabili e scalabili. Ma soprattutto: ogni decisione si appoggia a dati oggettivi, non a intuizioni personali.

E come si trasforma la cultura aziendale?
Questo cambia la cultura organizzativa: da “il buyer esperto che decide tutto” a “un team che prende decisioni supportate da strumenti intelligenti”.

L’impatto sulle persone

Il buyer tradizionale rischia di scomparire?
Non sparisce, ma cambia pelle. Diventa meno “procacciatore di sconti” e più gestore strategico delle relazioni e dei rischi.

Quale ruolo rimane per l’uomo nell’era dell’AI?
L’IA toglie il peso delle attività ripetitive e offre nuove armi di analisi, ma serve la capacità umana di interpretare, mediare, costruire fiducia. In altre parole: l’IA non sostituisce il buyer, ma lo costringe a diventare più competente e meno improvvisato.

In quali settori l’IA negli acquisti farà la differenza

Ecco quali comparti Borghetti individua come quelli che trarranno i maggiori benefici dall’IA

  • Edilizia e costruzioni: l’IA riduce extracosti e ritardi, pianificando meglio i fabbisogni.
  • Manifatturiero metalmeccanico: riduce rischi di fermo macchina e segnala fornitori alternativi.
  • Agroalimentare e beverage: previsioni accurate dei fabbisogni, gestione scadenze e lotti.
  • Moda e tessile: supporta la previsione delle tendenze e la scelta dei fornitori più affidabili.
  • Chimico-farmaceutico: garantisce compliance e tracciabilità, riducendo rischi legali e reputazionali.
  • Energia e utilities: modelli predittivi per anticipare oscillazioni di prezzo e garantire continuità di fornitura.

In sintesi: più la supply chain è complessa, internazionale e soggetta a variabilità, più l’IA negli acquisti diventa un’arma strategica.

Vale la pena ignorare l’IA negli acquisti?

Ecco cosa dichiara Paolo Borghetti, come conclusione provocatoria del suo intervento.
Nelle Pmi italiane si sente spesso dire: “Qui funziona così da trent’anni, non cambiamo ora”. Ecco: l’IA negli acquisti è l’antidoto a questa frase.

Chi la ignora rischia di restare prigioniero di fornitori, urgenze e margini sempre più sottili. Chi la adotta guadagna tempo, potere negoziale e competitività.

La verità è semplice – sottolinea Borghetti -:  se nei prossimi 5 anni il processo acquisti della tua azienda è ancora gestito “a fiuto”, non avrai più un vantaggio competitivo. Avrai solo un problema competitivo.

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