Punti di Vista | Bruno Gabbiani, Presidente Ala Assoarchitetti

Una larga alleanza per il rilancio dell’Italia, attraverso interventi sul territorio e sul patrimonio

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Per concorrere a rilanciare il Paese, i professionisti del territorio stanno elaborando un progetto strategico e cercano sintonia con quell’industria nazionale delle costruzioni e dell’abitare, che ha una così reputata qualificazione in Italia e nel mondo.

Dopo i disastri sociali ed economici causati dall’epidemia globale, le associazioni delle professioni e delle imprese che operano sulle trasformazioni del territorio, dell’ambiente, delle infrastrutture e dei beni a essi connessi, devono fare massa critica per tentare d’uscire dalla più grave crisi del dopoguerra.

L’idea è di proporre al Governo – in questa prolungata fase di preparazione che è passata anche attraverso lo show degli “Stati Generali”, ma ovviamente anche dopo – di superare decisamente la fase delle elargizioni e di destinare una parte cospicua delle somme che verranno redistribuite da UE e BCE (Pandemic Emergency Purchase Programme, Recovery Fund, Mes, Sure), a investimenti per la salvaguardia, il recupero e la valorizzazione dell’ambiente, del territorio e delle infrastrutture.

Né s’intravedono alternative efficaci per il rilancio del Paese, paragonabili a un grande programma pluriennale di questo tipo. Oltretutto, è indispensabile scongiurare lo spreco improduttivo dei capitali preziosi che dovrebbero provenire dall’UE – e che dovranno in gran parte essere restituiti – con sovvenzioni a pioggia, che non possono produrre incremento di occupazione, ricchezza, esportazioni e innovazione.

Quindi è necessario disporre subito di un programma d’investimenti utili e cantierabili, condiviso da professionisti e imprese. È ben noto che gli investimenti pubblici in ospedali, scuole, musei, infrastrutture per la mobilità, trasporti e comparti manifatturieri, messa in sicurezza di fiumi, coste, montagne, recupero e riuso di città e periferie degradate, riforestazione e riconversioni agricole, costituiscono un volano moltiplicatore anche del capitale privato e producono in breve effetti positivi sull’occupazione, sulla salute, il benessere, la sicurezza, la stabilità sociale dell’intera comunità.

Ora, l’orientamento dell’asse franco-tedesco e l’entità dei finanziamenti che l’UE sembra accingersi a mettere a disposizione dell’Italia, rendono questa prospettiva finalmente realistica e questa opportunità potrebbe gradualmente lenire le sofferenze che affliggono gli italiani e il nostro sistema produttivo.

Vi sono tuttavia alcuni ben noti fattori strutturali del nostro sistema-Paese, che devono essere assolutamente emendati prima, per rendere possibile la realizzazione di un programma di questa portata.

Innanzitutto l’Italia deve uscire dalla situazione di crescente incertezza del diritto che l’affligge e che è una delle cause che più scoraggiano gli investimenti interni, oltre che esteri.

Sono indispensabili semplificazione normativa e delegificazione, nonché riduzione dei tempi dei procedimenti e delle interferenze che i diversi tribunali possono operare sui processi decisionali che spettano al potere legislativo e a tutti i livelli della funzione pubblica.

Qui poi, a seguito della pandemia cinese, s’è evidenziata un’altra grave inefficienza – un vero “8 settembre” della burocrazia – che ha visto salve lodevoli eccezioni, scomparire nel nulla gli impiegati, vuoti gli uffici, muti i telefoni, interrotti i procedimenti e indefinite le responsabilità: una carenza di governance del settore, paralizzato dai veti incrociati delle varie magistrature concorrenti e dei sindacati della funzione pubblica.

Altro fattore fondamentale da rimuovere è la complessità del sistema delle leggi, a partire, ma non a finire, dal Codice dei contratti, che per eccesso di cautele e garantismi ha determinato un’ormai insormontabile difficoltà operativa, pur senza riuscire ad impedire nuove sinecure per operatori privilegiati.

Situazione anche questa ben nota e altrove più approfonditamente analizzata, assieme ad altri fattori (Fisco, Disciplina del lavoro, ritardi nella Digitalizzazione, …) che ostacolano il rilancio dell’Italia e che è indispensabile rimuovere subito, per tentare d’uscire al più presto dalla crisi, evitando così che il crescente disagio si tramuti in insofferenza e disordine sociale.

Così, per concorrere a rilanciare il Paese, i professionisti del territorio stanno elaborando un progetto strategico e cercano sintonia con quell’industria nazionale delle costruzioni e dell’abitare, che ha una così reputata qualificazione in Italia e nel mondo.

Si può credere che un progetto più coraggioso di quelli fino a ora presentati dalle diverse parti sociali, una volta condiviso da milioni d’imprenditori, professionisti e addetti del settore delle costruzioni e del territorio, che producono un’imponente quota del Pil, oltre che rappresentare un’opportunità straordinaria per l’intero Paese, possa anche essere gradito a un Governo inesperto, che fatica a individuare vie d’uscita credibili.

di Bruno Gabbiani, Ala Assoarchitetti

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