Marmo | Puliture

Concluso il restauro dell’Apollo seduto

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La prima operazione è stata quella di rimuovere i depositi atmosferici incoerenti tramite l’ausilio di pennelli e aspirapolvere, dopo un controllo di tutta la superficie per la verifica di eventuali fenomeni di decoesione del marmo.

Si è concluso il restauro dell’Apollo seduto esposto nel primo corridoio della Galleria degli Uffizi >>. L’opera in marmo è la replica romana (del I secolo d.C.) di un originale ellenistico del III-II secolo aC. Il suo recupero è avvenuto a cura della restauratrice Anne Katrin Potthoff Sapia, ed è stato finanziato dalla sezione fiorentina di Italia Nostra >>, così come quelli dello pseudo Seneca morente, della Giulia Mesa, di Poppea e del Nerone bambino (posto nel Terzo Corridoio della Galleria).

APOLLO SEDUTO

La statua è composta da dieci parti di marmi diversi: la testa, fino alla mandibola è realizzata in marmo bianco, simile a quello con cui è eseguito il collo e probabilmente la punta del naso, aggiunta in seguito. Il torso è stato scolpito in marmo greco mentre le due braccia e le gambe, aggiunte all’incirca a metà coscia, sono in marmo bianco venato grigio. Il tronco di legno sul quale è seduto Apollo, è eseguito in marmo senza venature, mentre il piede sinistro appoggiato su una tartaruga è lavorato in marmo venato grigio.

Stato di fatto. La scultura si presentava in buono stato generale, anche se erano presenti abrasioni soprattutto sul torso, e ingiallimenti sulle gambe aggiunte probabilmente a causa di trattamenti con oli. Si notavano depositi di polvere localizzati sui piani orizzontali del modellato. Erano visibili interventi precedenti e più recenti, quali per esempio stuccature localizzabili alle giunture dei marmi e ricostruzioni in zona capelli eseguite in colofonia. Queste ultime ricostruzioni coprono l’attaccatura delle orecchie.

APOLLO SEDUTO DETTAGLIO

La prima operazione è stata quella di rimuovere i depositi atmosferici incoerenti tramite l’ausilio di pennelli e aspirapolvere, dopo un controllo di tutta la superficie per la verifica di eventuali fenomeni di decoesione del marmo. Si è quindi proseguito con la pulitura degli strati più compatti di polvere, nonché sostanze di natura cerosa e oleosa, mediante l’applicazione di solventi. In seguito sono state eseguite le prove di pulitura. L’impacco con acqua demineralizzata, supportato da «tessuto non tessuto» e rimosso dopo un tempo da cinque a dieci minuti, ha riportato risultati soddisfacenti. Il tempo di applicazione è variato secondo lo sporco da rimuovere e la superficie da pulire tenendo così conto della presenza di marmi, e quindi colori, diversi.

Le operazioni sono andate avanti con la rimozione di alcune stuccature degradate, e con il rifacimento delle stesse utilizzando polvere di marmo bianco legato con resina acrilica (Primal Ac 33) in acqua al 25%. Si è deciso di non rimuovere le stuccature in resina colofonia perché non era possibile farlo senza danneggiarle. Sono stati eseguiti dei ritocchi con velature di acquerelli e tempere sulle stuccature per rendere otticamente più morbida la differenza tra un marmo e l’altro.

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