Confcommercio. Legalità sotto attacco: 40 miliardi in fumo

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Illegalità nei settori commercio e pubblici esercizi: un conto da 39,2 miliardi e 276mila posti a rischio. Confcommercio lancia l’allarme alla Giornata nazionale “Legalità, ci piace!”

L’illegalità costa cara all’economia italiana, in particolare al mondo del commercio e dei pubblici esercizi. Secondo i dati presentati oggi da Confcommercio durante la dodicesima edizione della Giornata nazionale “Legalità, ci piace!”, nel 2024 l’impatto delle attività illegali sul comparto ha raggiunto i 39,2 miliardi di euro, con 276mila posti di lavoro regolari messi a rischio.

Il quadro tracciato dalla ricerca dell’Ufficio Studi di Confcommercio, dal titolo “Più sicurezza per territori, imprese e città”, è allarmante: l’abusivismo commerciale e quello nella ristorazione pesano per un totale di oltre 17 miliardi, mentre la contraffazione e il taccheggio causano danni per altri 10,5 miliardi. A questi si aggiungono costi indiretti – tra cui spese legali, assicurative e ferimenti – che ammontano a 7,1 miliardi, e quelli legati alla cybercriminalità, stimati in 3,9 miliardi.

Cresce la percezione di insicurezza

Un terzo delle imprese del terziario (30%) denuncia un peggioramento della sicurezza nel 2024. Crescono i timori legati a furti (+4,5%), atti vandalici (+4,3%) e rapine (+6,4%). Anche se in calo rispetto agli anni precedenti, il fenomeno dell’usura continua a preoccupare, così come quello del racket, con quasi il 28% degli imprenditori a conoscenza di episodi nella propria zona.

Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, nel suo intervento, ha sottolineato come legalità e sicurezza rappresentino “due facce della stessa medaglia” e ha ribadito l’importanza della percezione collettiva: «Il dato oggettivo va sempre letto insieme al “sentiment”. È vero che il 30% delle imprese percepisce un peggioramento, ma il 70% non lo fa».

Sangalli ha poi lanciato un messaggio chiaro: “Denunciare si può, si deve, e conviene”, affermando che l’aumento delle denunce è un segnale positivo di fiducia nelle istituzioni e nello Stato.

Baby gang, mala movida e degrado urbano

Oltre uno su cinque imprenditori segnala la presenza di baby gang nella zona di attività, mentre tre su dieci denunciano episodi di “mala movida”, che generano degrado urbano e danneggiamenti. Il 60% delle imprese si dice penalizzato da abusivismo e contraffazione, in primis per la concorrenza sleale e il calo dei ricavi. Non a caso, l’82,9% degli operatori ha investito in sistemi di sicurezza, soprattutto in videosorveglianza e allarmi antifurto

Le proposte di Confcommercio

La vicepresidente con delega alla Legalità e Sicurezza, Patrizia Di Dio, ha presentato una serie di proposte per rafforzare la sicurezza nei territori:

  • Potenziamento della Polizia di prossimità;
  • Maggiore contrasto all’abusivismo commerciale e alla contraffazione;
  • Coinvolgimento delle associazioni di categoria nei comitati provinciali per l’ordine pubblico;
  • Incentivi per le imprese che investono in sicurezza;
  • Completamento della rete del numero unico di emergenza 112.

Secondo Di Dio, la diffusione incontrollata di venditori abusivi è «un segno visibile del degrado urbano» e incide negativamente sull’immagine delle città, sulla fiducia dei cittadini e sui consumi.

Il ruolo delle istituzioni

Il sottosegretario al Ministero dell’Interno, Nicola Molteni, ha parlato di sicurezza come “patto sociale” tra istituzioni, enti locali e cittadini. «La sicurezza non è un costo – ha affermato – ma una condizione essenziale per la libertà e la crescita economica». Tra le priorità indicate: il rafforzamento degli organici delle forze dell’ordine, la lotta alla criminalità minorile e il potenziamento della videosorveglianza.

Molteni ha infine ribadito l’impegno del governo sul fronte della cybersicurezza e della gestione dell’immigrazione, ricordando che «l’asticella della sicurezza va tenuta alta».

La Giornata della Legalità di Confcommercio si conferma così un momento cruciale per riflettere sul legame tra economia, legalità e coesione sociale. Un monito alle istituzioni, ma anche un appello alla responsabilità condivisa: quella tra cittadini, imprese e Stato.

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