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La produttività e l’industria delle costruzioni

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L’industria delle costruzione è un settore economico fondamentale in tutti i principali Paesi d’Europa e del mondo. Nonostante la sua importanza, quantificabile mediamente nel 10% circa del prodotto interno lordo, è il comparto che, da una recente ricerca McKinsey, ha registrato il più basso incremento della produttività anche nei Paesi tecnologicamente più avanzati. L’industria delle costruzioni è rimasta esclusa anche dal più recente miglioramento della produttività, dovuto all’impiego delle nuove tecnologie digitali.
La McKinsey nel rapporto di ricerca “Reinventing Construction: A Route To Higher Productivity” presentato a febbraio 2017 ha studiato le cause della scarsa crescita della produttività nel settore delle costruzioni e ha proposto modalità pratiche per dare avvio a una fase nuova. McKinsey in particolare propone l’adozione di sistemi di produzione modulare, suggerisce l’impiego di soluzioni costruttive standardizzate e un maggiore impiego della prefabbricazione. La McKinsey sostiene che i nuovi sistemi di produzione hanno il potenziale per aumentare la produttività dell’industria edile da cinque a dieci volte, con un’efficacia che varia a seconda delle specificità dei singoli comparti e delle esigenze di personalizzazione del committente.

La ricerca McKinsey esplora nuovi percorsi per reinventare l’industria della costruzione e suggerisce inizialmente alcune riflessioni sugli effetti della normativa. In ogni Paese sono presenti norme e regolamenti finalizzati ad assicurare la sicurezza e la qualità delle costruzioni, ma questi obiettivi andrebbero perseguiti stimolando, in parallelo, la ricerca di una maggiore efficienza e produttività.

La normativa dovrebbe promuovere le migliori pratiche, incentivando la standardizzazione, la ricerca di economie di scala e investimenti nell’innovazione. Il settore pubblico, per esempio, in Gran Bretagna ha fatto da traino alla diffusione del Bim. Inoltre è importante adottare un maggiore grado di coordinamento tra il livello federale, regionale e locale.

Il progetto Standard di misurazione, per esempio, mira a fornire una coerenza globale nella classificazione e nella presentazione dei costi di costruzione dal singolo progetto a livello internazionale, che consente l’analisi comparativa tra Paesi e la fornitura di benchmark adeguati.

McKinsey rileva che tutta la normativa di regolamentazione in edilizia necessità di un maggiore grado di flessibilità. Di fondo è troppo stringente. Ciò frena il cambiamento e blocca l’innovazione nei processi produttivi. La burocrazia ostacola l’innovazione, sono necessari importanti miglioramenti per snellire le procedure dei permessi di costruzione e le approvazioni.

La digitalizzazione può contribuire allo snellimento delle procedure burocratiche, per esempio, con le registrazioni digitali di utilizzo del suolo. È possibile utilizzare l’automazione online per aumentare la trasparenza e accelerare i processi. Inoltre, il settore pubblico potrebbe utilizzare più ispettori di terze parti del settore privato, come la Repubblica Ceca e altri Paesi hanno già fanno. Ciò può aumentare il volume delle ispezioni, ma richiede che i terzi siano altamente qualificati e soggetti a sorveglianza.  In molti Paesi si possono evitare duplicazioni del processo decisionale che invece interviene a livello federale, statale e locale.

In base a dati elaborati dalla Banca Mondiale sull’industria delle costruzioni il processo di approvazione del permesso di costruzione rappresenta il 25% e più del costo di un edificio.

La normativa e i regolamenti condizionano la produttività perché causano ritardi. Il governo australiano invece ha ridotto drasticamente il numero di procedure e ha quindi ridotto il tempo necessario per approvare i permessi di costruzione che è diventato il 25% inferiore alla media globale e con un costo del 72 per cento inferiore, mantenendo, però, l’indice di qualità superiore del 40 per cento.

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