Saie Bari 2025 | Enti e Associazioni

L’edilizia italiana alla prova del futuro

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L’edizione 2025 di Saie Bari è più di una semplice esposizione fieristica: è un laboratorio vivo, un luogo di confronto e, soprattutto, un osservatorio privilegiato sul futuro del costruire in Italia. Un appuntamento da non mancare, anche per le molte significative argomentazioni dei rappresentanti nazionali e locali di enti e associazioni del settore edile

In un momento in cui il settore delle costruzioni attraversa profonde trasformazioni, tra la spinta dell’innovazione tecnologica e le incertezze legate a normative, incentivi e cambiamenti climatici, l’appuntamento barese si conferma una bussola per orientare le scelte strategiche di imprese, progettisti, enti pubblici e associazioni. Negli ultimi anni, Saie ha saputo interpretare con efficacia la vocazione del comparto edile italiano: da una parte, la tradizione solida delle imprese, dei saperi e dei materiali; dall’altra, il bisogno di rinnovarsi attraverso digitalizzazione, sostenibilità e formazione continua.

La scelta di alternare le edizioni tra Bologna e Bari ha permesso di valorizzare il potenziale del Mezzogiorno, intercettando energie nuove e creando una piattaforma aperta anche ai mercati del Mediterraneo e dell’Est Europa. La crescita registrata nell’ultima edizione pugliese (+37% di visitatori, +44% di espositori) testimonia la vitalità e la domanda crescente di luoghi in cui fare sistema.

Un’edilizia che cambia volto

Il panorama dell’edilizia italiana oggi appare in costante mutamento. Alle spalle ci sono anni segnati da forti incentivi, dal Superbonus ai fondi del Pnrr, che hanno innescato una ripresa della domanda, ma anche una corsa caotica all’intervento, non sempre governata da logiche di qualità. Di fronte c’è una transizione ancora da compiere, con obiettivi stringenti: efficienza energetica, decarbonizzazione, digitalizzazione dei processi e miglioramento sismico del costruito. Il settore si muove su un crinale complesso: da un lato, la necessità di adeguarsi alle nuove normative europee, come la direttiva Case Green, che impongono un salto di qualità soprattutto sul patrimonio edilizio esistente; dall’altro, la difficoltà di farlo in modo sistemico, soprattutto per le Pmi, che rappresentano l’ossatura dell’edilizia italiana. Burocrazia, incertezza normativa e carenza di manodopera specializzata restano ostacoli rilevanti. È in questo scenario che Saie Bari 2025 si inserisce come luogo di sintesi: un contesto in cui individuare le tendenze emergenti, scoprire soluzioni concrete e confrontarsi con una filiera in rapida evoluzione.

Le grandi sfide: sostenibilità, innovazione, qualità

L’articolazione espositiva di Saie Bari riflette la complessità e la ricchezza del settore. Quattro grandi aree tematiche – edilizia, impianti, digitalizzazione e servizi – raccontano altrettante anime del costruire contemporaneo, sempre più integrate tra loro. Uno dei tratti distintivi dell’edizione 2025 sarà l’approfondimento delle sfide chiave del settore attraverso iniziative speciali e percorsi tematici verticali. In particolare, l’attenzione sarà rivolta a tre assi strategici: sostenibilità, innovazione tecnologica e centralità delle persone. Sul fronte ambientale, il dibattito non è più rinviabile. L’Unione Europea impone obiettivi ambiziosi: il 100% degli edifici a emissioni zero nei prossimi decenni. In Italia, dove gran parte del patrimonio edilizio risale al secolo scorso, ciò significa avviare una stagione di riqualificazione diffusa, ma anche saper costruire nuovo con criteri nZeb, riducendo consumi, emissioni e impatti ambientali.

Al Saie si parlerà di economia circolare, materiali riciclati, calcestruzzo a basso impatto, e soprattutto di strumenti per rendere sostenibili i cantieri – spesso trascurati nel dibattito pubblico – in termini di logistica, energia e rumore. L’innovazione tecnologica sarà l’altro grande tema trasversale. Non solo nei software o nelle soluzioni digitali, ma nei processi: progettazione collaborativa, industrializzazione dell’edilizia, tracciabilità dei materiali, manutenzione predittiva. Si parlerà anche di smart cities e digital twin, concetti ormai sempre più applicati anche a scala edilizia, e non solo infrastrutturale. È una rivoluzione culturale, prima ancora che tecnica, che Saie vuole accompagnare con dimostrazioni pratiche, arene tematiche e workshop formativi. Infine, al centro di tutto, ci sono le persone. Dalla sicurezza nei cantieri alla valorizzazione delle maestranze, dalla formazione professionale alla qualità del lavoro, il capitale umano resta il vero fattore competitivo. In un settore dove la scarsità di personale qualificato è una delle principali criticità, investire sulle competenze – anche grazie alle iniziative del Pnrr – è indispensabile.

Opportunità e criticità in un mercato in transizione

Mentre Saie si prepara a offrire visioni e strumenti per il futuro, il mercato reale si confronta con un presente denso di contraddizioni. La fine degli incentivi più generosi, come il Superbonus, ha ridimensionato la spinta degli ultimi anni, lasciando un panorama frammentato, in cui molte imprese cercano nuovi equilibri. L’incertezza normativa continua a scoraggiare investimenti a lungo termine, mentre le norme europee in arrivo – dalla tassonomia alla direttiva Epbd – rischiano di colpire un tessuto produttivo non ancora pronto. Eppure, le opportunità non mancano. Il Pnrr, pur con le sue complessità attuative, rappresenta una leva importante per rilanciare infrastrutture, rigenerazione urbana e messa in sicurezza del territorio. L’edilizia residenziale, dopo anni di stallo, mostra segnali di ripresa soprattutto nel comparto degli interventi green. E la domanda di soluzioni intelligenti – dai materiali a basso impatto agli impianti smart – è in forte crescita, spinta anche dalla maggiore consapevolezza dei committenti. Il Sud, in particolare, vive un momento chiave. Saie Bari diventa così il catalizzatore di un’energia potenziale che va messa a sistema: imprese locali, pubbliche amministrazioni, progettisti e fornitori possono trovare nel salone uno spazio di confronto e alleanze.

Saie come barometro del settore

Uno degli strumenti più apprezzati dagli addetti ai lavori è l’Osservatorio Saie, che ogni anno misura le tendenze del mercato: fatturati, investimenti, propensione all’innovazione, diffusione delle tecnologie. I dati più recenti confermano una crescente attenzione alla sostenibilità e alla digitalizzazione, ma anche una forte esigenza di formazione e aggiornamento professionale. Le imprese che investono in innovazione mostrano migliori performance, ma sono ancora una minoranza rispetto al totale. La fiera, in questo senso, non è solo uno specchio del mercato, ma un acceleratore di consapevolezza. Visitare Saie significa non solo scoprire nuovi prodotti, ma confrontarsi con altri operatori, ascoltare esperienze di successo, individuare soluzioni a problemi quotidiani. È questo il valore aggiunto di un evento che sa unire esposizione, relazione e contenuto.

Il punto di vista dei rappresentanti nazionali e locali di enti e associazioni del settore edile

Il Saie vetrina di un’edilizia sempre più sostenibile e innovativa


Federica Brancaccio, presidente Ance

Federica Brancaccio (foto Ance)

La cerimonia di apertura del Saie rappresenta ogni anno una preziosa occasione di dialogo e di confronto tra i protagonisti della filiera. Secondo lei, quale sarà il tema principale che terrà banco a Bari?
Come di consueto il Saie sarà un appuntamento utile e importante per riflettere sulle sfide che ha davanti il settore e che guardano a questioni sempre più di ampio respiro e di interesse generale. Penso all’emergenza casa, all’adattamento climatico, alla rigenerazione delle nostre città, ma anche all’impatto e al ruolo delle nuove tecnologie per rafforzare la sicurezza dei lavoratori. In tempi di grande incertezza come questi, tra guerra commerciale e conflitti a poca distanza da noi, è opportuno confrontarsi e trovare insieme la spinta per guardare al futuro con determinazione e fiducia.

Il panorama dell’edilizia italiana oggi appare in costante mutamento. Chiuso il Superbonus e in prospettiva archiviato il Pnrr, rimane pur sempre una transizione energetica e ambientale da affrontare. Qual è lo scenario che Ance immagina?
Certamente, l’edilizia sta cambiando, si sta evolvendo e il Saie è sicuramente un luogo in cui mostrare e far conoscere non solo agli operatori ma soprattutto al grande pubblico la direzione che è stata intrapresa. Quella di un’edilizia sempre più sostenibile e innovativa, che mira a rendere più accessibili e confortevoli i luoghi in cui viviamo e a migliorare la qualità della vita dei cittadini. E in questo percorso il ruolo di guida delle associazioni di categoria deve essere ancora più forte perché le sfide dell’innovazione e dell’intelligenza artificiale siano governate dalle imprese e non subite. Non è solo una questione tecnica ma anche culturale, di approccio. Sono questi i motivi, infatti, che ci hanno spinto insieme alla filiera Fondamentale ad aderire alla Biennale di Venezia promuovendo un progetto speciale Construction Futures che riguarda l’impiego di robot umanoidi anche nel nostro settore.

Il Saie 2025 può essere la vetrina per un nuovo modello di costruire?
Al momento c’è solo grande incertezza. Perché, dopo il Pnrr non riusciamo a vedere la visione che si vuole dare al Paese. Invece è proprio oggi il tempo giusto per decidere la strategia, la strada da seguire, perché se ci facciamo guidare solo dall’emergenza non saremo in grado di costruire una crescita duratura. Eppure, tanti sono i temi da affrontare, lo abbiamo detto, la casa, l’adattamento, ma c’è anche la transizione energetica e ambientale su cui serve un cambio di passo, con una strategia credibile e di lungo periodo. Le proposte ci sono. Noi come Ance abbiamo elaborato un decalogo a disposizione di Governo e Parlamento. Dieci leve concrete per trasformare la transizione verde in una vera politica industriale, con la definizione di obiettivi chiari, vincolanti, misurabili, una cabina di regia con una governance integrata e responsabilità condivise e strumenti per monitorarne l’attuazione.

Il settore delle costruzioni volano strategico per il Mezzogiorno


Nicola Bonerba, presidente di Ance Bari e Barletta Andria e Trani

Nicola Buonerba (foto Ance Bari e Bat)

Quali aspettative ha Ance Bari e Bat rispetto all’edizione 2025 del Saie, uno dei principali appuntamenti per il settore del costruito nazionale?
Il Saie Bari rappresenta quanto sia rilevante e strategico il settore delle costruzioni nel Mezzogiorno e, per l’edizione di quest’anno, abbiamo ottime aspettative, con numeri in crescita rispetto a quelli già eccellenti del 2023. Ance Bari e Bat, come nella passata edizione, sarà presente al Saie con un proprio spazio istituzionale, il “Connection Hub”, e con eventi e momenti di confronto organizzati insieme al sistema associativo e degli Enti bilaterali, in particolare Cassa Edile e Formedil. Il Saie, come sempre, sarà il contesto ideale dove condividere buone pratiche e soluzioni innovative tra i vari attori della filiera: imprese, professionisti, produttori, enti e istituzioni.

Sostenibilità, innovazione digitale, sicurezza antisismica, efficientamento energetico, quale tema riveste maggiore rilevanza per Ance Bari e Bat?
La messa in sicurezza e l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio vetusto è la nostra priorità assoluta. In Puglia, il 66,8% degli edifici è stato realizzato prima del 1980 di cui il 28% prima degli anni ’60. Si tratta di un patrimonio che, nella maggior parte dei casi, non rispetta gli standard strutturali ed energetici attuali. Questo tema deve essere posto al centro delle politiche regionali, nazionali ed europee ed occorre uno sforzo da parte di tutti i livelli di governo. In Puglia, abbiamo dal 2023 un’ottima legge che incentiva la rigenerazione urbana attraverso demolizioni e ricostruzioni; purtroppo, nonostante le opportunità previste, solo pochi comuni l’hanno recepita finora. La sostenibilità e la digitalizzazione sono ormai i driver alla base di ogni nuova iniziativa edilizia e su questi aspetti la nostra associazione sta investendo molto in termini di progettualità e formazione.

Alla luce delle nuove direttive europee sul Green Deal e dell’attenzione alla sostenibilità, quali strategie state promuovendo per accompagnare le imprese nella transizione verso l’utilizzo di materiali a basso impatto ambientale?
Il nostro obiettivo è trasformare la transizione ecologica in una leva concreta di sviluppo sociale e industriale. Le nostre proposte puntano su un mix di strumenti di medio e lungo termine: incentivi decennali, detrazioni flessibili, interventi combinati di miglioramento sismico ed energetico e la creazione di un Fondo di garanzia per facilitare l’accesso ai cosiddetti “mutui verdi”. Inoltre, da qualche anno promuoviamo il Codice di condotta “Cantiere Impatto Sostenibile”, un protocollo d’intesa per il quale gli associati si impegnano volontariamente a rispettare nei loro cantieri gli otto valori base del Manifesto: sostenibilità, decarbonizzazione, tutela dell’ambiente, legalità, dignità del lavoro, responsabilità, impegno sociale e verso la catena di fornitura.

La filiera delle costruzioni e le sfide del rinnovamento


Paola Marone, presidente di Federcostruzioni

Paola Marone (foto Federcostruzioni)

In un contesto europeo sempre più orientato alla transizione ecologica e digitale, come sta operando Federcostruzioni per garantire che la filiera italiana delle costruzioni sia protagonista, e non solo spettatrice, dei grandi investimenti green e infrastrutturali previsti nei prossimi anni?
È una domanda importante che riguarda un cambiamento epocale in corso. La filiera delle costruzioni vuole e deve essere protagonista di questo cambiamento perché rappresenta un settore fondamentale per l’economia del Paese con oltre un quarto del Pil e più di tre milioni di occupati. Le due transizioni, ecologica e digitale, incideranno in maniera significativa e comporteranno anche modifiche nella struttura imprenditoriale del settore, dove la fanno da padrona le microimprese con meno di dieci addetti che, pur senza rinunciare alla loro autonomia, dovranno far rete per affrontare insieme sfide che richiedono investimenti e personale adeguatamente formato. Federcostruzioni, insieme alle Associazioni che ne fanno parte, intende rappresentare le esigenze comuni del settore, in cui l’edificio, inteso come ambiente costruito, è al centro delle iniziative dei vari attori che intervengono ai vari livelli nel processo costruttivo. La transizione ambientale: la trasformazione del patrimonio edilizio nella prospettiva della transizione ambientale (il 73% degli edifici rientrano nelle classi E, F, G) deve essere realistica e tenere conto delle differenze climatiche, costruttive e storiche dei vari Paesi dell’Ue e impegnare risorse adeguate in termini di agevolazioni e di incentivazioni sia per l’adeguamento dell’involucro che degli impianti tecnologici. Rispetto alle previsioni iniziali, la direttiva Case Green è stata rivista e ridimensionata nelle posizioni iniziali verso un’impostazione più flessibile. In ogni caso non deve prevalere una posizione ideologica rispetto alle reali possibilità di attuazione. Molto dipenderà, infatti, da come i singoli Stati membri decideranno di attuarla. In ogni caso, è necessario definire un progetto industriale nazionale a lungo termine, tarato sul nostro specifico patrimonio edilizio.

Nel dialogo con il Governo e le istituzioni europee, quali sono oggi le priorità politiche che Federcostruzioni sta portando avanti per tutelare la competitività delle imprese italiane?
Il settore viene da un periodo molto positivo; il “rimbalzo” degli anni post-Covid, con gli incentivi specifici e il Pnrr hanno rappresentato un momento di grande attività e crescita. Guardando avanti, però, non possiamo essere ugualmente ottimisti: ci troviamo con un quadro fortemente incerto per il futuro, dettato da squilibri internazionali che rischiano di pesare negativamente sulla crescita economica e sull’export. È importante monitorare l’avanzamento del Pnrr, che riguarda però essenzialmente il potenziamento delle infrastrutture e che costituisce, come noto, un investimento straordinario che termina nel 2026 e per il quale occorre un continuo controllo affinché non vi siano ostacoli alla realizzazione. Se vogliamo proseguire sul sentiero di crescita è necessario mettere le imprese al centro, puntando, con adeguato supporto, a un incremento di produttività, competitività, formazione, ricerca e intervenendo con urgenza sul costo dell’energia. Il tema dell’energia sarà al centro dell’Unione europea per il prossimo decennio e per questo serve un approccio diverso, occorre una visione di lungo periodo che metta insieme la ricerca sull’efficientamento e la sostituzione dei combustibili fossili con energia rinnovabile, puntando anche alle possibilità dell’energia nucleare di ultima generazione. Sarebbe importante che dopo il 2026 il Paese non perdesse l’eredità di questi anni e riuscissimo a dare stabilità a un comparto che sta investendo in innovazione e sostenibilità e che tanto può fare per la crescita economica mettendo in piedi con una interlocuzione tra istituzioni e comparto strumenti reali e lungimiranti di programmazione (Piano industriale e Piano casa per esempio).

Il Saie è da sempre un punto di incontro tra innovazione tecnologica e cultura del costruire: come vede il ruolo della fiera nell’accompagnare la filiera verso un modello industriale più integrato, sostenibile e orientato alla qualità del progetto, anche in ottica di riqualificazione del patrimonio esistente?
Il Saie è il luogo di incontro tra imprese e istituzioni, tra imprese e innovazione. Il fatto che si organizzi alternativamente al Nord e al Sud del Paese è molto positivo per il settore, specie in un momento che vede il Sud crescere a livelli superiori al Centro-Nord (nel 2024 il Pil meridionale è cresciuto dell’1% a fronte dello 0,6 del Centro-Nord, dati Svimez). Federcostruzioni ha con il Saie un accordo che vede la Federazione in prima fila per rappresentare le capacità, le competenze e le interrelazioni della filiera. E proprio in base a questo accordo il 23 ottobre in apertura della manifestazione presenteremo a Bari il nuovo Rapporto delle costruzioni che illustra la situazione del settore nel 2024 e il tendenziale del 2025 anche nel contesto europeo.

Costruire futuro: formazione, sicurezza e persone al centro


Elena Lovera, presidente di Formedil

Elena Lovera (presidente Formedil)

In un contesto segnato dalla transizione ecologica e digitale, quali sono oggi le principali direttrici formative che Formedil sta promuovendo per accompagnare la trasformazione del settore delle costruzioni?
Il nostro compito è accompagnare il cambiamento, rendendolo accessibile e condiviso. Le sfide della transizione ecologica e digitale richiedono competenze nuove, ma anche un diverso approccio culturale. Come Formedil, rafforziamo i percorsi formativi su sostenibilità, digitalizzazione e nuove tecnologie, affiancandoli sempre a una riflessione sul senso del lavoro, sul ruolo sociale del costruire e sulla responsabilità verso le persone e l’ambiente. La formazione non è solo tecnica: è consapevolezza, crescita e dignità professionale.

Il tema della sicurezza nei cantieri resta centrale, soprattutto in un comparto dove la complessità dei lavori e l’ingresso di nuove tecnologie possono creare nuove criticità: come si sta evolvendo la formazione in questo ambito per essere realmente efficace e capillare?
La sicurezza non è mai acquisita: va costruita ogni giorno con formazione, consapevolezza e presidio costante. Per noi è una priorità assoluta, affrontata con percorsi di qualità, formatori aggiornati e una rete capillare di scuole. Ma anche con l’uso della tecnologia: con Cds – Construction Digital Service offriamo alle imprese uno strumento gratuito per gestire in modo integrato tutti gli adempimenti in materia di salute e sicurezza. Un supporto concreto che affianca la formazione in aula e sul campo, migliorando prevenzione e organizzazione. Investire in sicurezza significa investire nelle persone.

La carenza di manodopera qualificata è un problema sempre più evidente: quali strategie formative e di attrattività verso i giovani, italiani e stranieri, sta organizzando Formedil per contrastare questo fenomeno?
Per rispondere servono visione e azioni concrete. Formedil lavora su più fronti: dall’orientamento alle scuole ai percorsi professionalizzanti, con attenzione all’inclusione. Siamo protagonisti di progetti dedicati a migranti e rifugiati, in Italia e all’estero. Con il programma Thamm+, in linea con il Decreto Cutro, formiamo giovani tunisini prima della partenza; con la Formedil Academy Macedonia realizziamo percorsi linguistici e professionali per cittadini di Paesi terzi. L’obiettivo è duplice: offrire nuove opportunità a chi cerca un futuro e rispondere al fabbisogno crescente di manodopera. L’edilizia può essere un motore di inclusione e sviluppo. La formazione è lo strumento per renderlo possibile.

Formare esperti e per attrarre i giovani, guardando a innovazione e futuro


Silvano Penna, direttore di Formedil Bari

Silvano Penna (foto Formedil Bari)

In vista del Saie di Bari, quali opportunità vede per valorizzare il ruolo degli enti bilaterali come leve strategiche per la formazione, la sicurezza e la qualificazione delle maestranze nell’ambito della transizione ecologica e digitale dell’edilizia?
Posso affermare che quello del Saie di Bari è certamente un appuntamento importante per il settore edile e per l’intero sistema della bilateralità, in particolare per il Formedil è l’occasione per avvicinare ai temi della formazione continua e del concetto di sicurezza le tante imprese e professionisti del settore. Per quanto ci riguarda, ad esempio, stiamo proponendo corsi di formazione gratuiti per imprese e lavoratori su tematiche sempre più incentrate all’innovazione e le nuove tecniche di costruzione con utilizzo di sistemi informatici all’avanguardia in collaborazione con il Politecnico di Bari e soprattutto puntiamo molto sulle nuove generazioni con un sistema di formazione creativo che va oltre la semplice docenza coinvolgendo a 360 gradi i discenti.

La carenza di manodopera qualificata è uno dei problemi più urgenti per il comparto edile: come sta rispondendo Formedil Bari a questa sfida, e quali politiche formative ritiene più efficaci per attrarre i giovani e riqualificare i lavoratori attivi?
Intanto come dicevo, il nostro obiettivo è quello di dimostrare che l’edilizia può essere un’attività assolutamente soddisfacente sia per l’aspetto economico che per quello professionale. Tanto che le nuove tecniche consentono di crescere professionalmente con continuità e ottenere una soddisfazione personale. Nonostante ciò, è vero che è difficile trovare giovani che si avvicinino al settore, in molti casi perché non dispongono delle giuste informazioni. Noi stiamo puntando molto sull’informazione nelle scuole proponendo anche dei percorsi specifici per i ragazzi. Percorsi di Pcto (percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento) sia con Istituti tecnici per geometri che con Istituti artistici, e stiamo riscuotendo un grande successo tale che, ad esempio, nella gara di Arte muraria Ediltrophy che svolgiamo ogni anno in tutta Italia e con la finale nazionale durante il Saie, il Formedil Bari partecipa con due squadre, formate da coppie di senior e junior, che vedono la partecipazione di ben tre ragazze su quattro partecipanti. Un altro canale è certamente quello degli immigrati che riusciamo a coinvolgere con percorsi a loro dedicati.

In che modo le collaborazioni tra Formedil, imprese e istituzioni locali possono contribuire a trasformare fiere come il Saie in laboratori permanenti di innovazione, formazione e dialogo tra gli attori della filiera?
Le faccio subito un esempio: noi come Formedil Bari abbiamo allestito un percorso con scuole, università, Comune di Bari e imprese, attraverso un progetto sviluppato insieme per rinnovare alcune zone della città, rendendo gli studenti protagonisti della vivibilità dei luoghi e, soprattutto, affidando loro la progettazione degli spazi, di manufatti e decori e la successiva realizzazione. Il progetto “Design my city space” porterà a partecipare al Saie di Bari centinaia di ragazzi e ragazze che partecipano sentendosi protagonisti e non figuranti, poiché valorizziamo le loro idee il loro impegno, insegnando loro cultura della sicurezza e tecniche di lavoro. Altro capitolo concerne la Regione Puglia che, però, a mio avviso è piuttosto assente nello specifico settore.

Le iniziative per valorizzare l’identità delle realtà protagoniste del mondo edile


Giuseppe Freri, presidente di Federcomated

Giuseppe Freri (foto Federcomated)

In un contesto di continua evoluzione normativa e tecnologica, quali strategie sta adottando Federcomated per supportare le imprese della distribuzione edile nell’affrontare le sfide legate alla transizione ecologica e digitale del settore?
La distribuzione edile italiana è oggi una realtà ben strutturata, con oltre 8.000 punti vendita sul territorio e un fatturato aggregato di 25 miliardi di euro. È un comparto centrale nella filiera delle costruzioni: per costruire una casa, servono prima di tutto i materiali. E chi li distribuisce svolge un ruolo insostituibile.
Negli ultimi anni, la categoria è cresciuta molto non solo a livello dimensionale, ma anche in termini di qualità dell’offerta e di capacità di fare sistema. Federcomated accompagna questa evoluzione attraverso strategie concrete, orientate al valore sociale e ambientale dell’impresa.
Un esempio significativo è il progetto Rec – Recupero edilizia circolare, promosso dalla Federazione per fare dei rivenditori i protagonisti della transizione ecologica. Grazie alla creazione dei Centri preliminari di raccolta, i nostri associati contribuiscono alla riduzione dei rifiuti da costruzione e demolizione e promuovono il riutilizzo di materiali riciclati, generando benefici ambientali, economici e sociali. Sul fronte della digitalizzazione, stiamo lavorando attraverso Sercomated, il nostro centro servizi, per fornire strumenti concreti alle imprese: piattaforme digitali per l’aggiornamento dei listini, percorsi formativi per migliorare la gestione dei punti vendita, e progetti di innovazione tecnologica volti ad aumentare l’efficienza e la competitività. In un momento in cui la normativa cambia rapidamente e il mercato chiede nuove competenze, l’obiettivo di Federcomated è chiaro: accompagnare le imprese nella trasformazione, valorizzandone l’identità, rafforzandone la rappresentanza e fornendo strumenti concreti per affrontare con successo le sfide della sostenibilità e dell’innovazione.

La difficoltà nel reperire personale qualificato rappresenta oggi una delle maggiori criticità del comparto. Che iniziative ha messo in campo Federcomated per colmare il divario tra domanda e offerta di competenze tecniche nel settore edile?
È un tema che sentiamo fortemente. La carenza di competenze tecniche e specializzate è oggi uno dei principali ostacoli alla crescita del comparto edile, e riguarda trasversalmente tutta la filiera. Per rispondere a questa esigenza, Sercomated, il nostro centro servizi, ha promosso il corso specialistico “Il Progettista Sistemico”. Una figura nuova, capace di fare da ponte tra industria, distribuzione e progettazione, con l’obiettivo di accompagnare il cliente nella scelta consapevole dei materiali, integrando esigenze tecniche, sostenibilità e gestione del cantiere. È un percorso rivolto ad architetti, geometri e periti industriali con l’obiettivo di formare una figura professionale innovativa, in grado di operare all’interno della distribuzione edile
Questa iniziativa offre un duplice vantaggio. Ai distributori perché porta all’interno dei punti vendita figure tecniche di alto livello, migliorando la qualità del servizio e accrescendo la fiducia della clientela; ai professionisti perché offre un’opportunità concreta di inserimento in un comparto dinamico, con ruoli che valorizzano competenze tecniche e relazionali.
Con questa doppia azione – valorizzazione della figura tecnica e inserimento in contesti operativi – Federcomated colma in maniera concreta e innovativa il mismatch tra domanda e offerta di competenze nel settore edile. La sfida – che stiamo già affrontando con successo – è quella di portare questa figura dentro la distribuzione, rendendola parte integrante del servizio offerto dai nostri punti vendita. È un passo importante verso un modello di distribuzione più evoluto, che non vende solo prodotti, ma consulenza, visione e competenza.

Il mercato dei materiali da costruzione è fortemente influenzato da dinamiche globali, come il costo delle materie prime e la logistica. Quali sono le priorità su cui concentrare l’attenzione per garantire competitività e sostenibilità alle imprese della distribuzione?
Negli ultimi anni, la distribuzione edile ha affrontato pressioni senza precedenti: aumenti dei prezzi, instabilità logistiche e difficoltà di approvvigionamento che hanno messo sotto pressione l’intera filiera. In questo contesto, le aziende della distribuzione hanno dimostrato una straordinaria capacità di adattamento, garantendo continuità e affidabilità ai clienti. Oggi si apre una nuova fase, segnata dall’entrata in vigore del Regolamento Europeo 2024/3110 sui Prodotti da Costruzione, che aggiorna e supera il precedente Regolamento 305/2011. Proprio quest’ultimo è stato, negli anni, sostenuto e costantemente divulgato dalla Federazione – anche attraverso articoli e interviste pubblicati nella rivista Il Commercio Edile, organo ufficiale di Federcomated – nella convinzione che la tracciabilità delle prestazioni, la qualità dei materiali e la chiarezza normativa siano elementi fondamentali per rafforzare il ruolo della distribuzione all’interno della filiera. Si tratta di una trasformazione importante: il nuovo quadro normativo introduce criteri più chiari e uniformi per la valutazione delle prestazioni e la commercializzazione dei materiali, con l’obiettivo di migliorare la qualità, la tracciabilità e la sostenibilità dei prodotti che circolano nel mercato unico europeo. In questo scenario, i distributori italiani possono e devono essere protagonisti, grazie alla loro competenza tecnica e alla relazione diretta con progettisti, imprese e clienti finali.
Per Federcomated, la priorità sarà accompagnare le imprese associate in questo percorso: attraverso formazione, supporto operativo e dialogo con le istituzioni. L’obiettivo è chiaro: trasformare l’adeguamento normativo in un’opportunità per migliorare la competitività, la sostenibilità e il valore della distribuzione tecnica. La conoscenza tecnica della distribuzione, la sua prossimità al mercato e il rapporto quotidiano con progettisti e imprese rendono i rivenditori attori centrali nell’attuazione del nuovo regolamento. Il nostro compito è accompagnarli, attraverso formazione, strumenti operativi e dialogo istituzionale, affinché possano trasformare questo cambiamento normativo in un vantaggio competitivo. Lo faremo anche in occasione del prossimo Congresso europeo Ufemat, in programma a Milano a settembre, che metterà al centro proprio queste tematiche: sostenibilità, regolazione europea e visione futura della distribuzione tecnica in edilizia.

Processi condivisi per una filiera davvero integrata e collaborativa


Valeria De Feudis, presidente di Federcomated Bari e Bat

Valeria De Feudis (foto Federcomated Bari e Bat)

Cosa si aspetta dall’edizione di ottobre del Saie, al quale debutterà con il nuovo ruolo di guida di Federcomated Bari e Barletta Andria Trani?
Il Saie rappresenta da sempre un punto di riferimento per il settore delle costruzioni e dei materiali edili. Da questa edizione mi aspetto un’occasione di confronto concreto con imprese, professionisti e istituzioni sui temi chiave che riguardano il nostro comparto: sostenibilità, innovazione tecnologica, riqualificazione urbana ed efficienza energetica. Per Federcomated Bari e Bat sarà il debutto con una nuova guida e, per questo, un momento importante per rafforzare il dialogo con gli operatori e dare voce alle esigenze delle nostre imprese del territorio, che vogliono essere protagoniste dei processi di crescita e trasformazione del settore.

Saie 2025 mette in evidenza l’importanza della filiera integrata per il futuro delle costruzioni. Come può il dialogo tra produttori, distributori e imprese esecutrici essere rafforzato, e quale ruolo può giocare Federcomated in questo processo?
Se vogliamo una filiera davvero integrata, dobbiamo passare dalla semplice relazione commerciale a processi condivisi. Vedo tre leve immediate: Programmazione e dati condivisi, standard comuni e competenze, regole di ingaggio e sostenibilità finanziaria. Il ruolo di Federcomated sarà quello di facilitatore neutrale: attiviamo al Saie un Tavolo Filiera Puglia con un Protocollo con produttori, imprese e ordini professionali. Così la collaborazione diventa quotidiana e misurabile, a vantaggio della competitività delle nostre imprese di Bari e Barletta Andria Trani.

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