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Pesenti: «edilizia a rischio futuro»

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L’edilizia, senza cambio di passo, rischia di essere un comparto senza futuro. Lo evidenzia Domenico Pesenti (Filca Cisl) ricordando che il settore delle costruzioni in 5 anni ha perso 700mila addetti, con 2 milioni di persone e famiglie in difficoltà.

Oggi è in programma a Roma l’Assemblea nazionale degli edili, convocata dai sindacati di settore. Appuntamento ritenuto dalle rappresentanze sindacali di notevole importanza vista la situazione del mercato del lavoro in edilizia, caratterizzata da un’ingente perdita di ore di lavoro e con un calo della massa salari di 3,5 miliardi.
Per le rappresentanze di settore non è esclusa la mobilitazione, visto anche il ritardo nel rinnovo del contratto, scaduto da nove mesi.

Cantieri fermi? Secondo le stime della Cnce sono 55mila le imprese che hanno chiuso i cancelli.

Domenico Pesenti, segretario generale della Filca Cisl
«… Se non ci sarà un cambio di passo l’edilizia non avrà futuro, il settore rischia davvero di scomparire e ha già lasciato senza lavoro centinaia di migliaia di addetti.
Le stime della Cnce, la commissione nazionale paritetica per le Casse edili, sono preoccupanti: dal 2008 a oggi si sono perse 600 milioni di ore di lavoro, con un calo della massa salari di 3,2 miliardi di euro. Gli operai scomparsi dalle Casse edili sono 320mila, 55mila le imprese che mancano all’appello.

I dati della Cnce, inoltre, non considerano gli impiegati, gli artigiani e tutto l’indotto della filiera delle costruzioni. Nel suo insieme il comparto delle costruzioni ha perso in 5 anni 700mila addetti: vuol dire che ci sono altrettante famiglie in difficoltà, 2 milioni di persone, gli abitanti di due città come Milano e Napoli.
Il governo intervenga tempestivamente utilizzando la legge di Stabilità per rilanciare il comparto, consentendo ai comuni virtuosi d’investire nei cantieri.
Inoltre chiediamo la strutturalità degli incentivi fiscali, il rilancio delle opere pubbliche, la messa in sicurezza del territorio, la diffusione dei criteri antisismici nelle nuove costruzioni e nel recupero di quelle vecchie non adeguate.
In questo scenario è anche indispensabile lo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese, visto che quelle edili sono creditrici ancora di 3,5 miliardi dei 7,5 previsti.
Rilanciare l’edilizia, ovviamente quella sostenibile, porterà benefici non solo al settore ma a tutta la collettività, con la realizzazione di opere pubbliche importanti e la manutenzione di scuole, ospedali, strade».

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