Technow, azienda svizzera con cuore italiano specializzata nello sviluppo di soluzioni innovative in campo tessile, ha ottenuto la certificazione antivirale con particolare focus sul Covid-19.
Il tessuto, sviluppato grazie all’estrusione del grafene applicato direttamente nella fase di produzione del filo, dimostra l’azione antivirale di questo materiale: elimina il virus depositato sul tessuto e garantisce protezione, riducendone fortemente le possibilità di trasmissione.
Francesco Lazzati è tra i fondatori di Technow, società svizzera che dalla sede di Coldrerio, opera prevalentemente in Europa e in Asia ponendosi come punto di riferimento nel settore tessile in termini di innovazione grazie ad un know how costruito in oltre 60 anni di attività.
Francesco Lazzati | Technow

«Il grafene è un materiale di recente scoperta costituito da un singolo strato di atomi di carbonio che ha caratteristiche fisiche incredibili .Dopo numerose sperimentazioni siamo riusciti a inserire una percentuale di grafene direttamente nel filato, combinando le comprovate caratteristiche termiche con quelle antivirali e cercando di soddisfare le nuove esigenze tessili che sono insorte a seguito della pandemia. Questo risultato è stato ottenuto mediante la sola aggiunta del grafene al filato evitando l’utilizzo dei tradizionali trattamenti chimici per conferire proprietà antibatteriche ai tessuti. Per eseguire il test antivirale, la scelta è ricaduta su uno dei pochi laboratori in Europa che eseguono questo tipo di prove. Per il test Technow ha presentato un tessuto a maglia. Il tessuto oggetto del test era composto per il 90% di rayon a base grafenica al 2,5%, con l’aggiunta di un 10% di elastomero per conferirne elasticità. Dato che l’elastomero non ha proprietà antibatteriche, possiamo dire che il tessuto testato presentava una concentrazione di grafene di circa il 2%. Parliamo di un tessuto di maglieria, facilmente utilizzabile nell’abbigliamento. Il test, attuato nel rispetto della normativa di certificazione Iso 18184:2019, ha previsto l’inoculazione del virus, in questo caso il Covid-19, e il controllo della sua sopravvivenza a due ore di distanza. Il risultato è stato sorprendente: il tessuto ha superato il test registrando una riduzione della carica virale del 98,83%. È possibile pertanto affermare che il grafene applicato nella percentuale minima del 2% conferisce al tessuto proprietà antivirali intrinseche.
L’aspetto fondamentale di questa applicazione è nell’essere partiti all’origine del processo produttivo, ovvero, nell’aver creato un filato che solo con l’aggiunta del grafene, senza quindi alcun tipo di trattamento chimico (antibatterico o antivirale), ha consentito di ottenere tessuti perfettamente lavabili che conservano integralmente nel tempo le loro proprietà termiche e antivirali. Questo risultato apre di fatto una nuova frontiera nell’utilizzo dei tessuti per il contenimento dei contagi. Una prima ipotesi di utilizzo è quella delle mascherine: il tessuto potrebbe essere il “guscio” all’interno del quale inserire dei filtri; sarebbe poi sufficiente sostituire questi ultimi per avere sempre un dispositivo di protezione di elevata efficacia. Ma è ipotizzabile anche utilizzarlo per farne delle sciarpe o i baveri delle giacche. E, visto che è il filato ad avere la base grafenica antivirale, sarebbe possibile ottenere anche dei tessuti per arredo o, banalmente, delle coperture per i sedili dei veicoli. Grazie a questo risultato abbiamo già iniziato a collaborare con diverse aziende per le prime produzioni di tessuti antivirali e siamo sempre più convinti che il grafene possa realmente rappresentare il futuro per l’intero settore tessile».