I settori dell’edilizia e dell’idrotermosanitario mostrano segnali sempre più preoccupanti. I dati resi noti dall’Agenzia delle Entrate confermano una contrazione marcata: nei primi due mesi del 2025 le famiglie italiane hanno effettuato bonifici per 3,15 miliardi di euro per accedere ai bonus casa, in calo del 35% rispetto ai 4,86 miliardi dello stesso periodo del 2024.
Il bollettino delle entrate tributarie, che rileva le ritenute versate dalle banche all’Erario, evidenzia un trend destinato a peggiorare, considerata la riduzione delle detrazioni fiscali prevista per il 2026 (dal 36% al 30% per le prime case).
I dati Angaisa confermano il rallentamento del mercato
Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Vendite Angaisa, il primo quadrimestre 2025 ha registrato un decremento del -4,53% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un chiaro segnale di un ridimensionamento strutturale che investe l’intera filiera distributiva idrotermosanitaria.
«Oggi le famiglie si muovono in un contesto profondamente diverso rispetto al periodo 2021–2023» – sottolinea il Presidente Angaisa Maurizio Lo Re. Si rinuncia agli interventi non essenziali e si rimandano i lavori meno urgenti, in particolare nei condomini. Nel frattempo, molti attendono la prossima legge di bilancio per capire se le detrazioni previste per il 2026 e il 2027 verranno confermate o magari potenziate”.
Il Presidente Angaisa mette in luce anche i dati Nomisma, che indicano un calo delle compravendite immobiliari e un surplus di case sfitte.
«Per evitare un pericoloso blocco del mercato, il Governo deve intervenire subito con misure straordinarie, che non possono attendere la prossima manovra finanziaria, attraverso agevolazioni che possano favorire la riqualificazione degli immobili e l’efficientamento degli impianti»– conclude il Presidente Lo Re. «Non si tratta solo di salvaguardare imprese e posti di lavoro, ma anche di agire nell’interesse generale dello Stato: se viene a mancare il volàno dell’edilizia ne risentiranno inevitabilmente il Pil nazionale e, nel lungo periodo, i conti pubblici, con il rischio concreto di incentivare i lavori in nero».